domenica 8 giugno 2008

Parliamo di film

Presente e passato, tradizione e innovazione si intrecciano nel film documentario di German Kral Musica Cubana - The Sons of Cuba. Produttore della pellicola è Wim Wenders che diresse nel ’98 Buena Vista Social Club, opera di cui Musica Cubana è l’ideale prosecuzione. Il film è stato presentato alla 61 Mostra del Cinema di Venezia e al Napoli Film Festival.
Lo stile di Kral, regista della nuova generazione, è profondamente influenzato da quello del “maestro” Wenders, così come i giovani musicisti cubani, come Mayito Rivera, Osdalgia Lesmes e “El Nene”, non possono e non vogliono dimenticare le proprie “radici”: la musica tradizionale cubana dei “Super Abuelos”(i “Super Nonni”) è parte integrante della memoria di ogni cubano e fonte d’ispirazione dei nuovi artisti.
Dal primo fotogramma siamo proiettati nella realtà dell’Havana, con i suoi colori contrastanti, il suono dei tamburi, i neri, i bianchi, i mulatti, l’odore di sigaro, i taxi carichi di passeggeri; alla guida di uno di questi Barbaro Marin fa la conoscenza dello straordinario Pio Leiva, vecchio cantante famoso in tutta Cuba, e gli propone il suoprogetto: riunire in una band tutti i migliori giovani musicisti cubani ed esportare la musica cubana in tutto il mondo.
I due iniziano le audizioni e formano The Sons of Cuba, band che riunisce diversi stili e generi,dal rap al rock.
Il gruppo ha uno strepitoso successo e muove verso Tokio, dove frotte di giapponesi ondeggiano cantando “De Cuba vengo,de Cuba soy”, frase che racchiude tutto lo spirito cubano: cambia la vita, ma non il modo d’essere; le radici, la tradizione, il proprio passato, non si dimenticano. Il sogno di questi musicisti non è fare soldi, anche se la maggior parte di loro è cresciuta nella povertà, ma diffondere la propria voce nel mondo, per lasciare il ricordo della propria esistenza. Anche se l’aspetto sociologico è inevitabilmente presente il film insiste sull’aspetto musicale, sulle “saporite” mistioni sonore tra classico e moderno, dolce e amaro.
Molto suggestiva la fotografia di Jorg Widmer: le immagini sono cariche di colore e luce, sono l’esatta traduzione visiva delle note che ci accompagnano durante il film; forse c’e’ qualche tramonto di troppo, ma per i pochi romantici rimasti in vita è la gioia dei sensi!
La musica è per i cubani un soffio vitale. Fin dai tempi della schiavitù nera, attraverso la musica il senso della sofferenza diventa allegria, un’allegria travolgente che ti costringe a battere il piede a tempo e ti fa domandare perchè alieni e catastrofi attirino più pubblico dell’autentica gioia di vivere che trasuda da ogni minuto di questo film.



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