martedì 15 aprile 2008

Spagna e Odyssey alla guerra sotto il mare

Spagna e Odyssey alla guerra sotto il mareLingotti e monete d'oro e d'argento, porcellane cinesi della dinastia Ming, sete raffinate. Li trasportava il veliero spagnolo Nuestra Señora de la Concepción, quando, nel 1641, è stato sorpreso da un uragano davanti alle coste settentrionali della Repubblica Dominicana ed è naufragato. Quasi quattro secoli dopo l'impresa statunitense Marine Explorations Inc, specializzata nel recupero di tesori sommersi, ha annunciato le immersioni per il riscatto di tanta ricchezza, valutata in almeno 14 milioni di dollari, circa 9 milioni di euro. L'accordo raggiunto con Santo Domingo permette l'esplorazione dell'area, chiamata Plata, ironicamente argento in spagnolo, con l'unico impegno di consegnare la metà dei beni recuperati al governo dominicano. Gli statunitensi rimarranno per cinque mesi in acque dominicane, a circa 100 km a nord di Puerto Plata, in un'operazione che costerà circa due milioni di dollari.La spedizione sarà guidata da Burt Webber jr, uno dei più famosi cacciatesori statunitensi che, dopo tre anni di ricerche, nel 1978 ha individuato il luogo del naufragio e ha potuto recuperare allora i primi lingotti e le prime monete. La nuova impresa mette la Spagna di nuovo di fronte alla spliazione del suo patrimonio subacqueo. L'anno scorso l'impresa statunitense Odyssey ha recuperato nello stretto di Gibilterra un tesoro di 500mila monete d'oro e d'argento di incalcolabile valore (si parla di centinaia di milioni di dollari) in un'operazione chiamata El Cisne Negro (il Cigno Nero): secondo la Spagna il ritrovamento è avvenuto nelle proprie acque territoriali, per l'Odyssey in acque internazionali; e perché non ci siano dubbi circa le sue convinzioni, l'impresa americana ha sempre detto di aver recuperato le monete "ad oltre 1000 metri di profondità, laggiù non ci sono acque territoriali"; per la Spagna il tesoro appartiene al galeone spagnolo La Mercedes, naufragato nel 1804, dunque sarebbe di sua proprietà, l'Odyssey non smentisce la provenienza del tesoro, ma ne contesta la proprietà dello Stato. Da allora i rapporti tra Madrid e l'impresa statunitense sono tesissimi. Ad agosto gli americani hanno denunciato la Spagna davanti a un tribunale di Miami per aver costretto una propria imbarcazione ad entrare in un porto andaluso e subire il controllo delle mercanzie trasportate prima di essere lasciata libera. Un'azione illegale secondo l'Odyssey, un'azione per evitare un reato di spoliazione secondo un tribunale di Cadice. "Abbiamo invitato varie volte il Regno di Spagna a partecipare ai nostri progetti archeologici" ha detto Webber ma Madrid "preferisce una politica di intimidazione".Fatto sta che l'Odyssey, che adesso sta cercando l'HSM Sussex, una nave da guerra affondata al largo di Gibilterra nel 1694 con inenarrabili ricchezze, ha deciso di informare la Spagna "solo parzialmente" circa i propri ritrovamenti (l'ultimo annunciato è stato davanti alle coste della North Caroline e proviene ancora una volta da un galeone spagnolo).La lunga disputa tra Madrid e Odyssey mette in evidenza, soprattutto, la mancanza di una politica di protezione dei tesori sommersi, non solo a livello spagnolo, ma anche europeo. Davanti alle coste spagnole, soprattutto nel golfo di Cadice, dove convergevano le rotte transatlantiche, per risalire il Guadalquivir fino a Siviglia, allora porto delle Americhe, sono naufragati decine di galeoni carichi delle ricchezze delle colonie. Lo stesso Webber afferma che "esistono molte navi naufragate con grandi ricchezze a largo delle coste spagnole e il governo non ha organizzato alcuna missione di riscatto". Per i più visionari ci sono più ricchezze nel Golfo di Cadice che nella stessa Banca di Spagna, affermazione ovviamente tutta da dimostrare, ma che dà idea dei tesori trasportati dalle navi naufragate. Le varie proposte di creare musei sotterranei o di recuperare i tesori che nei 25 secoli di storia spagnola si sono accumulati nei fondali (non mancano imbarcazioni fenicie e romane) non sono mai state prese troppo sul serio.Ma da quando è entrata in azione la Odyssey, incontrollabile nello specchio di mare che va da Cadice fino a Sotogrande, nel Mediterraneo, le cose sono cambiate. In Spagna i media hanno iniziato a chiedersi se i beni di una nave naufragata appartengano al Paese nelle cui acque si trova e se i tesori di una nave spagnola affondata, ovunque sia avvenuto il naufragio, non siano proprietà dello Stato spagnolo. La Real Academia de la Historia ha chiesto di dichiarare Patrimonio dell'Umanità tutti i galeoni spagnoli affondati, per evitare la spoliazione, e la successiva commercializzazione legale dei loro tesori. La Junta de Andalucia intende dichiarare Bien de Interés Cultural i 55 giacimenti sottomarini individuati fino ad ora nella piattaforma continentale andalusa. E, sempre dall'Andalusia, arrivano richieste per una legge nazionale che tuteli i beni sommersi del Paese e impedisca la spoliazione dell'immenso patrimonio culturale che costituiscono, a vantaggio di imprese che lo vogliono trasformare in un giro d'affari privato.

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